Il mio corpo: mi piace o non mi piace?
Tempo fa, mentre navigavo su internet, mi sono imbattuta in una serie di commenti, non proprio carini, rivolti alle immagini di una ragazza sinuosa e morbida, che tuttavia Miranda Priestly terribile direttore di Runway ne “Il diavolo veste Prada”, non avrebbe mai assunto:
„Io assumo sempre lo stesso tipo di ragazza: alla moda, magra ovviamente... e che venera la rivista”
La mia prima reazione è stata quella di fastidio e rabbia, emozioni che provo quasi sempre, quando leggo frasi che si riferiscono al corpo o a ciò che ogni persona decide di fare della propria immagine: “com’è grassa”, “troppo magra”, “troppi tatuaggi”, “quanto trucco!”, “troppo mascolina”, “ma quella non si è depilata?”, “dovrebbe togliersi qualche piercing”.
Ovviamente ognuno ha le sue opinioni, ma insultare o etichettare negativamente una persona in base a come appare non è altro che body-shaming.
Dalle frecciatine più velate agli insulti diretti, il risultato è uno solo: far vergognare del proprio corpo o di come ha deciso di mostrarlo la vittima delle nostre battutine velenose!
Questi messaggi diretti e/o subdoli quando incontrano personalità fragili dal punto di vista della percezione di sé, creano dei parametri e dei canoni mentali che inducono a criticare e a odiare il proprio corpo come se non ci rappresentasse, oppure a “vedere” la propria immagine riflessa in uno specchio, diversa da quella che è in realtà.
Questo fenomeno, quando raggiunge livelli patologici, viene definito in psicologia: disturbo dell’immagine corporea o dispercezione corporea, cioè un individuo percepisce il proprio corpo in base alla sua immagine mentale e non in base ai dati effettivi relativi alla sua forma corporea.
È successo anche a te?
Certo, ad ognuno di noi è capitato almeno una volta di misurare un abito in un camerino ed uscire immediatamente dopo urlando dall’orrore per ciò che abbiamo visto, senza acquistare nulla, promettendo diete ferree e digiuni prolungati, nonostante la nostra amica del cuore, fedele partner nelle nostre sedute di shopping, ci abbia detto: “ti sta benissimo”!
Ma allora, chi mente?
Ovviamente chi mente, è la mente. A parte il gioco di parole, che rende comunque l’idea, il motivo per cui si innesca questo meccanismo, è che la rappresentazione mentale di noi stessi porta molte persone a non accettare il proprio corpo o parti di esso, al punto di soffrire enormemente e pensare che anche il mondo circostante le trovi mostruose!
L’insoddisfazione dell’immagine corporea, la non accettazione di sé, rappresentano un dato nuovo ed hanno possibili conseguenze psicologiche devastanti. Non si tratta solo di perdere peso ed essere magri, ma di odiare e voler modificare parti del corpo!
Quando parlo di corpo, e questo mi capita anche nel mio lavoro come psicoterapeuta, immediatamente ripenso alla pittrice messicana Frida Kahlo, e alla forza e potenza che ha avuto affermando nelle sue opere, e in tutta la sua vita, la figura di un corpo malato, distrutto e dolorante eppure ancora pieno di desiderio e vitalità.
L’autoritratto di Frida in tutte le sue opere è il suo modo di creare un’immagine di sé, non per piacere agli altri o per avere consenso, ma per manifestarsi per ricostruirsi.
Attenzione. No panic!
Per concludere è necessario sottolineare che non parliamo sempre di una patologia vera e propria, bisogna differenziare tra: un difficile rapporto con la nostra immagine corporea, ed il disturbo vero e proprio dell’immagine corporea.
Quindi diffidate di diagnosi fatte su internet, o tra amici, e rivolgetevi a specialisti in materia, capaci di fare una corretta analisi e relativa pianificazione di un percorso terapeutico adatto alle soggettive esperienze.
Se sei interessato a ricevere informazioni sull’argomento, non esitare a scrivermi qui, ti risponderò molto volentieri, e ricorda, le tue domande sono state un tempo anche le mie.